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Visualizzazione dei post da novembre, 2013

Il RIM presentato in Belgio

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Presentato a Bruxelles il Rapporto "Italiani nel mondo 2013" E' difficile condensare in poche righe il contenuto e soprattutto lo spirito di un volume di cinquecento pagine, redatto da cinquanta autori e arricchito da una serie impressionante di cifre e statistiche. Ma dobbiamo dire che i presentatori del libro, che a Bruxelles ne hanno illustrato la sostanza e le voci principali, sono pienamente riusciti, nel tempo limitato di una presentazione pubblica, a illustrare il filo conduttore che attraversa un testo cosi' complesso e variegato. Per capire la complessità della tematica dell'emigrazione italiana basterà ricordare le sette sezioni in cui è strutturato il volume: flussi e presenze; lingua, cultura e italianità; politica, lavoro, economia e made in Italy; fede e orientamenti pastorali; studi di caso; indagini e ricerche, e infine gli allegati statistici. In particolare, il Direttore Generale della Fondazione Migrantes, Mons. Gian Carlo Perego,   ha so

LA NOSTRA CULTURA CURA POCO I RAPPORTI E MOLTO LA PROPRIETA’

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Maraini: non si coltivano le relazioni, per questo la morte è tabù Biondillo: quando si moriva in casa, tutti i familiari partecipavano Foto: "La danza macabra" dell'artista Bruxellese Michelle Grosjean   Vincenzo Guercio La grande dimenticata, rimossa, esorcizzata. La Morte, i morti, il culto marmorizzato, formalizzato, costretto nella sola ricorrenza deputata. Dacia Maraini ha scritto un libro, «La grande festa», in cui (ri-)evoca, «nel giardino dei pensieri lontani», i suoi morti. «Parlo di mia sorella, mio padre, il mio compagno, in maniera narrativa, ma il tema è rivivere i rapporti attraverso i sogni, il ricordo». La cesura fra la vita e la morte è «malsana, ingiusta». Non bisogna «cacciar via i morti, eliminarli dalla nostra vita, dimenticarli». Piuttosto continuarne la vita, la memoria, il rapporto con noi, dentro di sé, «in modo affettuoso, tenero». Oggi, «nella iconografia diffusa, specie al cinema, non c'è amicizia con i morti». Nel mondo contad

LA MORTE RIMOSSA? NO, E’ BANALIZZATA

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Il filosofo francese Rémi Brague: ridotta a un oggetto su uno schermo «Videogiochi, eroi persino con più vite». «Applausi alla bara, ma per cosa?» Qualcosa è cambiato, in noi, rispetto a un'epoca in cui gli esseri umani consideravano la loro condizione mortale un dato ovvio. Gli storici e i sociologi sottolineano come, sull'argomento morte, sia sceso un silenzio imbarazzato: nelle società opulente il lutto adotta uno stile minimalista e «le lacrime di cordoglio – scriveva Philippe Ariès – sono assimilate alle secrezioni della malattia. Le une e le altre sono ripugnanti». Abbiamo interpellato uno dei più autorevoli pensatori contemporanei, il filosofo francese Rémi Brague, perché ci aiuti a riflettere su questa trasformazione del costume. Professor Brague, di fronte al lutto oggi ricorriamo spesso a formule stereotipate, o applaudiamo al passaggio del feretro, durante il funerale. D'altra parte, in molti film e videogiochi la morte è esibita in forme truculente. Come