COMUNITA' e MISSIONE
L'agenzia migrantes online, ha pubblicato alcune note.
“Il fenomeno dell’emigrazione italiana non si ferma, ma cambia, si tratta di ripensare il servizio pastorale, sapendo che, alle difficoltà di un fede debole, spesso separata dalle scelte ordinarie della vita, povera di gesti e segni cristiani, si aggiunge anche il disagio di relazioni nuove, anche sul piano ecclesiale”. Lo ha detto mons. Giancarlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes della Conferenza Episcopale Italiana aprendo il primo incontro dei delegati e coordinatori nazionali delle Missioni Cattoliche Italiane in Europa. Il 50° del Concilio Vaticano II e l’Anno della fede, promosso da Benedetto XVI, accompagnato dal prossimo Sinodo dei Vescovi sul tema dell’evangelizzazione, diventano “un contesto pastorale significativo per riflettere oggi sul servizio pastorale agli italiani all’estero”.
I termini di riferimento del lavoro pastorale con gli emigranti è sempre stato quello di “missione e di comunità”: da una parte c’è sempre stata “la consapevolezza del valore di cura pastorale per le comunità degli italiani all’estero, dall’altra si è sempre coniugata la parola comunità con missione, a indicare due elementi: la lontananza da una Chiesa locale di riferimento, la necessità di una particolare cura pastorale”.
“La dinamica della missione chiede oggi anche di
“ripensare – ha poi sottolineato mons. Perego - la comunità sui lontani e non
solo sui vicini, su chi non arriva ed è presente, rispetto a chi si affaccia
alla missione e comunità italiana. In questo senso, l’attenzione alle nuove
persone, giovani e donne, è importante, come anche ai nuovi centri
dell’emigrazione italiana
Mons. Giancarlo Perego direttore generale della
Fondazione Migrantes della Conferenza Episcopale Italiana ha incontrato i delegati
e coordinatori nazionali delle Missioni Cattoliche Italiane in Europa. “Missione
e Comunità” sono i termini chiave della riflessione.
Nel corso di questi ultimi anni in alcuni contesti
europei, Germania in particolare, “si è preferito parlare di comunità anziché
di missione, forse per sottolineare la caratteristica di una comunità dentro la
stessa Chiesa locale. L’obiettivo di una nuova evangelizzazione sembra oggi
spingerci a coniugare strettamente insieme questi due temi: comunità e
missione. La coniugazione dei due temi nasce da alcune consapevolezze.
Anzitutto dalla consapevolezza che la Chiesa è il soggetto che evangelizza. In
secondo luogo dalla necessità di evitare la frammentazione nell’evangelizzazione,
pur salvando la differenza e l’originalità, che talora degenera in
contrapposizione, in tensioni continue. In terzo luogo la necessità di evitare
l’isolamento”. Per “salvare comunione e missione”. per, ci sono due punti
“fermi”: “l’unità con il Vescovo della Chiesa locale, che passa anche
attraverso la condivisione della programmazione pastorale; la fraternità da
costruire, a partire dai presbiteri. L’universalità della Chiesa passa
attraverso la Chiesa locale e si manifesta coniugando insieme missione e
comunità”.
La difficoltà oggi è di far comprendere da una
parte ai nostri fedeli emigranti che la Chiesa locale è il luogo
dell’universalità e della diversità e dall’altra ai nostri vescovi in Italia
che la pastorale migratoria è parte integrante della pastorale missionaria”.