LA' TUTTI SIAMO NATI !

Emozioni, riflessioni, testimonianze dei 100 partecipanti al pellegrinaggio in Terra Santa.

PELLEGRINI IN TERRA SANTA 31 marzo – 7 aprile 2011

E’ certamente molto difficile per i cento pellegrini provenienti dal Belgio, dalla Francia e dal Lussemburgo, non restare sopraffatti, al loro ritorno nella routine quotidiana, dalla folla di ricordi e sensazioni provocati dall’intensa settimana trascorsa in Terra Santa.
Una prima vivida impressione si è ricavata dalla varietà dei paesaggi e dei luoghi: basta ricordare la folla e la vivacità delle città palestinesi di Nazareth e Betlemme o del mercato di Gerusalemme, gli spazi immensi del deserto di Qumran, il colore di piombo del Mar Morto, la dolcezza delle colline (il cosiddetto Monte delle Beatitudini e il Monte Tabor), il lago di Tiberiade con la barca simile a quella già usata dai pescatori del Vangelo, fino alle mura antiche di Gerusalemme, la spianata del Tempio, gli olivi centenari del Getsemani o la distesa di tombe ebree, o l’impressionante giardino della Memoria in ricordo dell’Olocausto.
Un’altra sensazione che colpisce molto è il vedere con i propri occhi il momento storico, non certamente pacifico, in cui vive attualmente la Terra Santa: il filo spinato, il muro che divide in due la città di Gerusalemme, gli sbarramenti, i soldati, la povertà delle città palestinesi e la modernità dei nuovi insediamenti israeliani e della loro produzione agricola.
Ma tutto questo passa in sott’ordine rispetto alla parte più squisitamente spirituale del viaggio. Un vero pellegrinaggio per seguire passo passo la vita di Gesù e di Maria su questa terra. Si comincia da Nazareth, nella basilica dell’Annunciazione, con quegli spazi ristretti e poveri che videro il compiersi del miracolo e la vita quotidiana di ogni giorno della famiglia di Gesù, con la casa di San Giuseppe e la fontana della Vergine. E il primo miracolo di Cana, la casa di San Pietro a Cafarnao, la moltiplicazione dei pani e dei pesci nei mosaici ingenui di Tagba. Il Giordano e il lago di Tiberiade, protagonisti del battesimo, della presenza e della predicazione di Gesù. Dopo Gerico e il suo sicomoro, sul quale il pubblicano Zaccheo si era rifugiato per sentire la Parola, ecco finalmente Betlemme, il campo dei pastori, la Basilica e la grotta della Natività. Gerusalemme meriterebbe poi tutto un capitolo a sé. Basta citare il Cenacolo, il Monte degli Ulivi, il santuario dove si ricorda il pianto di Gesù, la grotta e la basilica del Getsemani. Infine, dopo una visita alla bella chiesa romanica di S. Anna e alla piscina probatica, dove si è compiuto il miracolo della guarigione del paralitico, ecco l’atto finale più importante, quello del sacrificio supremo del Cristo: la Via dolorosa, il Calvario, il Santo Sepolcro. E’ la parte certamente più commovente, quella che parla di più al cuore, perché fa toccare con mano un itinerario di sofferenza estrema e di amore senza limiti. Insomma, un’immersione totale in una storia eterna, per uscirne rigenerati e rinvigoriti nella fede. In conclusione, vorrei citare anche una visita che mostra la realizzazione concreta e la messa in pratica della carità insegnata dal Vangelo: quella al Charitas Baby Hospital di Betlemme, la clinica dei bambini dove le suore, con scarsi mezzi e grande abnegazione, si occupano dei bambini palestinesi colpiti da gravi malattie, anche genetiche.
GianLuigi C.

La prima emozione la si prova quando tocchi questa Terra Santa e la baci con devozione. E’ poi, un susseguirsi di riflessioni e di pensieri che vengono spontaneamente ad ogni passo del cammino che si fa insieme agli altri , in silenzio seguendo le orme di quanto ci raccontano i Vangeli della vita di Gesù e della sua Madre Maria. La basilica dell’Annunciazione, con la grotta di Maria, la fontana di Maria ti riempiono il cuore del mistero del Natale: quando poi contempli la stella d’argento della Natività cerchi di immaginare il mistero del Signore nato per la nostra salvezza. Le varie cappelle che parlano della morte, sepoltura e resurrezione del Signore sono proprio il cuore della nostra fede cristiana e l’insieme delle chiese cristiane ne conservano la memoria e l’afflusso dei pellegrini.
Ero alla ricerca di qualche simbolo reale della vita di Dio. La vista rattristante dei bambini all’ospedale di Betlemme forse era il segno più forte di quanta sofferenza viene a cogliere il Signore che ci chiama a vivere la solidarietà e la giustizia.
Alice G.

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