LAMPEDUSA. IL POTERE DEI SEGNI

Lampedusa: il potere dei segni, In un mondo che cerca segni di potere

Agrigento - “Caritas sine modo”. È la scritta che campeggia, accanto al crocifisso, nell’ufficio parrocchiale di don Stefano Nastasi, parroco di Lampedusa. È una frase in latino che vuol dire: amore senza limiti. Meglio, amore senza moderazione, smodato, senza misura. Un motto che riassume benissimo la testimonianza-impegno-denuncia dei lampedusani nei giorni caldi dell’“invasione” dell’isola da parte degli immigrati.
In queste settimane ci siamo sforzati di raccontare non solo “l’isola che non c’è” (quella dei disservizi, della “gestione fallimentare dell’emergenza”... che tanto spazio ha avuto sui media locali, nazionali e internazionali) ma, soprattutto, “l’isola che c’è”, quell’impegno fattivo di tanti che, nel segreto e lontani dagli obiettivi delle telecamere e dalle prime pagine, hanno praticato nei fatti, la “caritas sine modo”.
Ad un mondo, che cerca e racconta solo i segni del potere, questa gente ha mostrato il potere dei segni la cui unica forza sta nella persuasione, che ogni uomo è una persona provvista di dignità, ma anche nella necessità di esprimere nel proprio agire una duplice fedeltà a Dio e all’uomo. A Lampedusa questa gente ho incontrato.
Alla domanda “perché lo fate?” la risposta di Dario Morreale, che sarà ordinato diacono a maggio e che è stato mandato dal vescovo a prestare il suo servizio a Lampedusa, è netta: “ ‘Avevo fame e mi avete dato da mangiare, nudo e mi avete vestito straniero e mi avete accolto. Ogni volta che avete fatto queste cose ad uno solo dei miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me. Questo brano del Vangelo ci interpella in continuazione, ci obbliga a formulare, accanto all’atto di fede in Dio, l’atto di fede nell’uomo. Non puoi dire ‘credo in Dio se non sei disposto a dire ‘credo nell’uomo’ ”.
E alla domanda rivolta a padre Vincent Mwagala, viceparroco di Lampedusa, con in mano un materasso – “che fai?” – la risposta è stata: “Lo sto portando al Centro perché c’è un ragazzo con la febbre a 42 e non ha un posto dove sdraiarsi”. Vengo a sapere più tardi che quello era il suo materasso.
“Caritas sine modo”, amici!

Amore senza misura traspare, dalle testimonianze degli “Angeli di Lampedusa”: Loredana, Damiano, Pilla, Raimondo, Enzo, Franco sono solo alcune delle persone che sono state accanto ai migranti con gesti che si fondano nella Parola. “L’avete fatto a me”, perché come mi dice, Giuseppe, “in fondo, parrì, è ciò che conta... non saremo giudicati su questo?”.
Grazie amici e fratelli di Lampedusa, per la lezione di vita, per l’esempio di accoglienza, di umanità, di attenzione verso questa povera gente.
Voi tra la chiusura e l’apertura, il rifiuto e l’accoglienza, avete scelto, malgrado i ritardi e le inefficienze statali. E, malgrado l’arrivo dei migranti era annunciato e si sono inutilmente prolungati i tempi di permanenza sull’isola, avete scelto e civilmente protestato per la dignità umana, vostra e degli immigrati, calpestata da chi aveva ed ha il dovere di affrontare il problema e risolverlo.
Voi, ad una politica miope e divisa su tutto, avete dato dimostrazione che il mondo di domani non si costruisce erigendo barriere. Ma costruendo ponti, relazioni, legami. Di fronte al povero e al sofferente, avete detto, non è lecito per nessuno girare la testa altrove o lasciarlo morire in nome di principi astratti. Grazie.
(C. Petrone - Direttore “L’Amico del Popolo” - Agrigento) da www.migrantesonline.it

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