AUGURI AFRICANI

Una Pasqua all'insegna dell'accoglienza. E' troppo vitale la liberazione dalla morte, qualunque essa sia!
La Pasqua quest’anno incrocia i drammi e le speranze dell’Africa. I viaggi dei tunisini, le preoccupazioni degli algerini e degli egiziani, il dramma degli ivoriani, la fuga dei somali e degli eritrei, il dolore dei libici.
E’ un insieme di sofferenza e angoscia che ritrova nelle croci - soprattutto quella appesa all’ufficio pastorale del parroco di Lampedusa, costruita con i legni delle barche arrivate al porto, o quelle degli 86 morti senza nome portati dalle onde sulle spiagge di Lampedusa e sepolti nel cimitero dell’isola – una condivisione piena in questa settimana di passione 2011. Dalla croce di Cristo ammiriamo e comprendiamo queste croci. Il libico Simone di Cirene ci ha ricordato che tutti, in qualche modo, siamo chiamati a portare queste croci, per un pezzo della nostra storia. Queste croci chiedono un’Europa solidale, queste croci sperano in un federalismo solidale. Queste croci portano il dolore di ogni forma di rifiuto, discriminazione, paura e abbandono di chi è in cammino, che ancora oggi condividiamo con il Crocifisso: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato”. Lampedusa è anche, però, l’isola che raccoglie per prima i raggi di un sole che nasce e di una Pasqua che è alle porte. I volti le storie di dolore, ma anche di solidarietà che hanno attraversato l’isola piccola di Lampedusa e la grande isola della Sicilia, non senza fatiche, hanno raggiunto in questi giorni le regioni, le province e le città d’Italia con oltre 2000 luoghi e gesti di accoglienza: Piemonte: 182; Valle d'Aosta: 5;Liguria: 65;Lombardia: 408;Provincia Trento: 22; Provincia Bolzano: 21;Veneto: 204; Friuli Venezia Giulia: 50; Emilia Romagna: 184; Marche: 64; Lazio: 234; Molise: 12; Campania: 226; Puglia: 158; Basilicata: 23; Calabria: 78; Sardegna: 64. Progetto Sprar e progetto di Protezione civile si sono accompagnati in una pagina di cronaca che finalmente è segnata da ospitalità e da protezione per i migranti forzati e per i richiedenti asilo e rifugiati. Finalmente è Pasqua. Finalmente le persone in cammino e in fuga hanno ritrovato serenità e speranza. Le parole di un africano, di un algerino, quale era S. Agostino di Tagaste e vescovo d’Ippona, a commento del racconto dei discepoli di Emmaus, possono illuminare la nostra Pasqua: “Che sorta di mistero, miei fratelli! Gesù risorto entra in casa loro, si fa loro ospite e, mentre era rimasto sconosciuto lungo tutto il cammino, lo si riconosce allo spezzare del pane (Cf. Lc 24, 30-31). Imparate ad accogliere gli ospiti, nella cui persona si riconosce Cristo. O che non sapete ancora che, tutte le volte che accogliete un cristiano, accogliete Cristo? Non lo dice forse lui stesso: Ero forestiero e mi avete accolto? Ese gli replicheranno: Ma quando, Signore, ti abbiamo visto forestiero, risponderà: Tutte le volte che l'avete fatto a uno dei miei fratelli, fosse anche il più piccolo, l'avete fatto a me (Mt 25, 35. 38. 40).Quando dunque un cristiano accoglie un altro cristiano, è un membro che si pone al servizio di un altro membro, e con questo reca gioia al capo, che ritiene dato a sé ciò che si elargisce a un suo membro. Ebbene, finché siamo quaggiù, si dia il cibo a Cristo che ha fame, si dia da bere a lui assetato, lo si vesta quando è nudo, lo si ospiti quand'è pellegrino, lo si visiti quando è malato. Queste cose comporta l'asperità del cammino. Così dobbiamo vivere nel presente pellegrinaggio durante il quale Cristo è nel bisogno: ha bisogno nei suoi, pur essendo pieno di tutto in sé. Ma colui che nei suoi è bisognoso, mentre in sé abbonda di tutto, convocherà attorno a sé tutti i bisognosi. E vicino a lui non ci sarà più né fame né sete, né nudità né malattia, né migrazioni né stenti né dolore (…)Tutta la nostra occupazione sarà la. lode di Dio. E cosa loderemo se non ciò che ameremo? E null'altro ameremo se non ciò che vedremo. Vedremo la verità, e questa verità sarà Dio stesso, di cui canteremo la lode. Lassù troveremo ciò di cui oggi abbiamo cantato: troveremo l'Amen, cioè Quel che è vero, e l'Alleluia, cioè: Lodate il Signore” (Dai: Discorsi, 236,3). Buona Pasqua.
mons. Gian Carlo Perego, Direttore Migrantes

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