PERCHE' TANTA INTOLLERANZA RELIGIOSA?

"Perché tanta intolleranza religiosa?", è la domanda di fondo dell'omelia che l'arcivescovo di Genova e presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, ha pronunciato il 6 fennaio nella cattedrale di San Lorenzo, in occasione della solennità dell'Epifania. "Insieme al Santo Padre Benedetto XVI - ha affermato il cardinale - siamo attoniti davanti all’intolleranza religiosa e a tanta violenza, e ci chiediamo addolorati: perché?".

Il cristianesimo non è solo mondo occidentale. "La domanda - ha proseguito il cardinale - non è retorica e non nasconde nessun desiderio di rivalsa. È sincera e nasce, non può essere diversamente, dal sangue di tanti cristiani, dalle loro sofferenze. È una domanda che dà voce al brivido interrogativo che sale da tante parti della terra: perché?".
"Forse - ha domandato – s’identifica il Cristianesimo con il mondo occidentale?". "Ma non può sfuggire che il Vangelo s’incarna in ogni cultura senza identificarsi con nessuna", ha spiegato il porporato che ha aggiunto: il Cristianesimo "è chiamato a farsi lievito e sale nella pasta dove si trova, ma ha anche una dimensione metastorica irrinunciabile. La fede cristiana è presente in tutto il mondo, secondo il mandato del Signore, e s'impianta e convive, rispettosa e benefica, in ogni Paese, popolo, tradizione". Oppure, ha domandato ancora, "l’intolleranza, a cui sono soggetti i cristiani, è dovuta ad una loro intolleranza religiosa?". In questo caso, ha aggiunto, "dobbiamo guardare serenamente la dottrina della fede e il comportamento dei discepoli di Cristo". "Nell’insegnamento di Gesù non esiste ombra d’intolleranza, ma solo l’invito a cercare onestamente la verità, ricordando che solo la verità fa libero l’uomo ed è il criterio del bene morale". "I cristiani, là dove vivono come maggioranza - ha proseguito il cardinale - non sono arroganti verso nessuno, tanto meno intolleranti. Partecipano alla vita pubblica nel rispetto delle leggi, propongono i valori fondamentali che stanno alla base dell’umanesimo e di una società libera e giusta: principi e valori nei quali credono per fede ma che sono anche conquista della ragione".
Pregare anche per i persecutori. "Esiste, mi sembra, una terza ipotesi", ha proseguito il cardinale Bagnasco. "Forse i cristiani sono discriminati e perseguitati proprio perché, in nome di Cristo, parlano di dignità e di uguaglianza di ogni persona, uomo o donna che sia? Di libertà di coscienza? Perché predicano l’amore anche verso coloro che si pongono come nemici? Perché parlano di perdono, rifiutano la violenza e operano come costruttori di pace? Perché predicano la giustizia e lo Stato di diritto? Forse è per questo che qualcuno li giudica pericolosi e inaccettabili, oggetto di intolleranza, meritevoli di persecuzione e di morte?".

L'esortazione e l'auspicio del porporato è che, in comunione con il Santo Padre, i cristiani siano uniti nel chiedere che "la comunità internazionale, a cominciare dall’Europa, faccia sentire una voce forte e una parola chiara perché il diritto alla libertà religiosa sia osservato ovunque senza eccezioni". Il porporato ha quindi invitato i cristiani "a pregare per i persecutori, perché aprano gli occhi alla luce" e a pregare "per le anime dei defunti, per i loro familiari nel dolore, per tutti i cristiani che in tante regioni del mondo ci danno l’esempio" perché "non possiamo, non vogliamo rimanere insensibili!".

La Chiesa ha passi umili. L'arcivescovo ha anche invitato i fedeli ad "essere missionari del Vangelo" perché "non si tratta di essere arroganti ma luminosi". "Lasciamoci docilmente illuminare dalla Chiesa che riflette la luce autentica del divino Maestro e saremo noi stessi più luminosi testimoni della gioia, coraggiosi messaggeri del Signore. L’esempio di tanti nostri fratelli nella fede, che rischiano e danno la vita per Gesù e la Chiesa - ha spiegato - ci scuota dal torpore delle cose facili, dalla tiepidezza sempre alle porte, dalla facilità indolente di seguire la corrente del mondo".

In precedenza, nella prima parte dell'omelia, il cardinale aveva affermato: "la Chiesa viene da lontano, cammina da duemila anni, e i suoi passi sono umili e vigorosi perché deve andare sino ai confini della terra per incontrare tutte le genti: quelle genti che nel mistero dell’Epifania sono presenti nei Magi". Per questo, sulla scia e sull'esempio di Magi, "la Chiesa ora deve andare lontano per annunciare quel medesimo Bambino, nel quale si nasconde la pienezza di Dio, luce e gioia dell’uomo". Forte di questa convinzione e di questo mandato, ha spiegato ancora il cardinale, "la Chiesa non si può fermare, non conosce pausa, perché ha ricevuto un mandato, e a questo dev’essere fedele a qualunque costo, anche quello della vita di tanti suoi figli che per la fede soffrono persecuzione, violenza e morte".  (da SIR http://www.agensir.it/ )

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