MIGRANTI E RIFUGIATI, UNA GIORNATA PER INCONTRARLI

"Una sola famiglia umana" è il tema attorno al quale si è lanciata la giornata mondiale dei migranti e rifugiati. Un'iniziativa della Chiesa cattolica per sensibilizzare su questo movimento di persone inarrestabile e portatore di grandi cambiamenti.
Pubblichiamo una voce di chi sta condividendo la vita con gli italiani che furono migranti molti anni orsono e che si sono stabilizzati in questa terra del Belgio. Ma ancora molti giovani "precari" arrivano con grandi sogni ed attese e non poche delusioni.
Oggi, domenica 23 gennaio: il Signore ci incontra attraverso gli uomini e donne migranti.
Non abbiamo altra famiglia che quella umana e proprio in questa Dio ha preso parte diventando uomo e, prima ancora, creandola perché potesse gioire e riconoscere l’amore del creatore condividendolo con gli altri.
Messi a disposizione ad altre chiese sorelle, ci siamo fatti migranti condividendo fatiche e soddisfazioni con gli italiani che lasciarono precarietà e tristezza per riuscire nel progetto di vita che è di ciascuno.
Lasciare la propria terra fu già ed è ancora una scelta grande, impegnativa e responsabile degna di rispetto e stima.
Abbiamo imparato ad essere grati per l’accoglienza avuta, siamo soddisfatti perché ci è stato permesso di lavorare e di dare concretezza ai sogni quali la famiglia, la riuscita dell’esistenza, il futuro dei figli, il godere di una sicurezza sociale, sanitaria e previdenziale, il confessare la nostra fede sia nella nostra lingua e cultura sia insieme ad altri battezzati che qui abbiamo trovato . Abbiamo imparato ad essere forti e a digerire cattiverie, discriminazioni e umiliazioni ma siamo diventati forti d’animo e capaci di distinguere tra la minoranza che ha paura e si fa aggressiva e la maggioranza che è buona, cordiale con cui si vive e si collabora bene.
Stiamo condividendo la fatica nella nostra Chiesa locale che si fa sempre più piccola di numero ma impariamo ad essere umili, a distaccarci dal potere per stupirci della ricchezza della fede e della preghiera di altre chiese sorelle che ci regalano profumi e tradizioni antiche cresciute in oriente, al sud e all’ovest del mondo.
Cristo è la radice profonda che alimenta le diverse chiese cristiane che imparano a conoscersi, rispettarsi e a volersi bene: ne incontriamo le persone credenti, ogni giorno nelle attività quotidiane ed il cuore diventa sempre più universale, cattolico.
Il tempo vissuto nel lavoro, nella fila agli sportelli, nei giardini dove si trascorre il tempo libero, nei locali di divertimento, ci mette fianco a fianco con uomini e donne ricchi di altre tradizioni religiose e, questo, ci convince che la verità appartiene ad ogni cercatore credibile, in modo diverso.
Piano piano si impara a voler bene alla famiglia più grande, quella dove donne e uomini di ogni dove possono contribuire a portare vita e solidarietà e dove si trova affetto, novità, amicizia e, finalmente, l’azione feconda dello Spirito Santo.
Il “migrare” fa bene, diventare “migrante” è una buona strada per diventare poveri e umili e lasciarci incontrare da Dio e, finalmente, conosceremo meno frontiere e diventeremo “umani”.
Grazie per l’ affetto e per la preghiera che si assicura a tutti noi missionari tra i migranti, ci sostiene nel nostro servizio pastorale fra gli italiani nel mondo e con i migranti di ogni dove.

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