FUTURO DELL'EUROPA:CERCASI ANIMA!

La COMECE (Commissione degli episcopati della Comunità europea) in occasione della sua Assemblea generale, ha organizzato il 24 novembre scorso un interessantissimo dibattito nella sede della regione Baviera a Bruxelles, in occasione del trentesimo anniversario dalla fondazione della stessa organizzazione. Il tema era la configurazione dell’Europa di domani, con due illustri protagonisti del dibattito. Il primo, Jacques Delors, è stato presidente della Commissione europea negli anni dal 1985 al 1994, il secondo, mons. Salvatore Fisichella, è il presidente del Concilio pontificio per la promozione della nuova evangelizzazione.Dopo il saluto della signora Emilia Müller, Ministro degli affari federali ed europei del Land della Baviera, e di Mons. Adrianus Van Luyn, vescovo di Rotterdam e presidente della COMECE, ha preso la parola Jacques Delors. E’ difficile riassumere in poche righe il suo discorso, intenso e appassionato. Egli, dopo aver deplorato la mancanza di riferimenti alle radici cristiane dell’Europa nei trattati costitutivi dell’Unione europea, ha ricordato le origini di questa, la visione politica e lungimirante dei suoi padri dell’Europa, l’avvio con la priorità data agli aspetti economici, un errore a suo parere. Le tre sfide attuali, la globalizzazione, con il trasferimento di poteri ad altri paesi (Cina, India), il capitalismo finanziario, con le sue derive e la speculazione che hanno portato alla crisi attuale, e infine lo sviluppo, non solo economico, ma anche dei valori. Le tentazioni del populismo (basarsi unicamente sulle emozioni, come nel caso del problema degli immigrati) e del nazionalismo (rifugiarsi nel protezionismo e nell’egoismo) si affiancano al localismo (cioè il guardare solo al proprio comune o regione). Non si puo’ dire, come pretendono molti giovani, di essere solo giudici del proprio destino e non dare importanza alle regole.Delors ha anche criticato la sostituzione del termine “comunità” con quello di “unione”, molto più generico e senz’anima. Quanto alla “grande Europa”, con il possibile allargamento dell’UE alla Turchia e agli stati balcanici, egli ha sottolineato che non siamo un club esclusivamente cristiano, ma dobbiamo difendere i principi di pace e comprensione mutua, e di una prosperità condivisa. Nel passato l’Europa ha progredito perchè alcuni stati sono andati più avanti di altri (l’accordo Schengen, l’euro) e cosi’ deve essere anche in futuro, con alcuni paesi che fanno da traino agli altriMons. Fisichella dal canto suo ha messo in rilievo il contributo del cristianesimo all’Europa, come matrice e patrimonio comune della nostra unità nella diversità, basata sulla fede cristiana. Viviamo in un periodo di paura, il progresso sociale è in pericolo per la crisi economica. E’ necessario un nuovo umanesimo, l’uomo come centro e Dio come orizzonte per tutti. I nostri diritti hanno come fondamento il Vangelo, contro l’avanzare degli egoismi e degli estremismi. La famiglia come base del tessuto sociale, anche economico, deve mantenere il suo carattere centrale, ha sottolineato Mons. Fisichella, per combattere la denatalità e l’invecchiamento della popolazione. Anche la pretesa moderna della “dolce morte” è un’illusione, uno sfuggire alla realtà. In conclusione non si deve avere paura o vergogna della propria identità, di un’appartenenza nuova e nello stesso tempo antica, senza marginalizzare i cristiani e i loro valori. Egli ha poi concluso con l’apologo dei tre spaccapietre, che interrogati cosa stessero facendo, hanno risposto in modo diverso: il primo semplicemente dicendo che stava spaccando pietre, il secondo che stava costruendo un pilastro, e il terzo che stava costruendo una cattedrale. Un chiaro insegnamento su quello che è il nostro piccolo contributo alla costruzione dell’Europa.Il nuovo cardinale di Monaco di Baviera, Mons. Reinhardt Marx, ha poi concluso il dibattito cosi’ stimolante e profondo.                                (GL Comini)

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