DOVE CELEBREREMO LA PASQUA, QUEST'ANNO?

Dove celebreremo la Pasqua, quest'anno? “Non lo so. Forse in trincea, di fronte ai fratelli, in carcere, in un campo di concentramento, sulle rovine delle chiese. Non importa dove celebreremo la Pasqua. Noi sappiamo che la Pasqua è, e che nessuna fobia atea e disumana ce la può togliere, perché il Calvario è rimasto in piedi dappertutto. La nostra Pasqua è il Cristo crocifisso. E la Pasqua egli la fa lo stesso. Scende sulle piazze, lungo le strade, negli ospedali, nelle prigioni, ovunque è fame, dolore, oppressione, martirio. Ogni lacrima è sua, ogni umiliazione è sua, sua ogni tristezza come ogni agonia. Egli ha fame e sete: è malato, ignudo, senza casa, prigioniero, oppresso, schiavo: è il dolore che fu, che è nell’ora e nei secoli: è l’Uomo del dolore, il crocifisso di ogni ora. Nessuno può impedirgli di soffrire con chi soffre e di morire con chi muore… Quando la terra è piena di morenti, non si può chiudere il cuore alle loro voci estreme. Almeno un gemito arriverà fino al più distratto di noi. Se non sarà quello del Cristo che muore crocifisso sul legno del Calvario, sarà il gemito di coloro che muoiono crocifissi sul fango, sulla sabbia, sulla roccia, o dentro le carlinghe d'alluminio, gli scafi corazzati, i carri di ferro. Cambiano le croci, ma la croce resta, e da ognuna di esse il Morente parla come dalla croce del Calvario: La nostra Pasqua è il Cristo risorto. Il soldato che il giorno di Pasqua sarà costretto a combattere, nel cielo senza Alleluia griderà la certezza di una fede, che vince ogni negazione umana: - Il Cristo è risorto: veramente è risorto. Alleluia, alleluia” (don Primo Mazzolari).
Dove celebreremo la Pasqua, quest’anno?
Non lo so. Forse a Milano? Un incendio ha distrutto il campo Rom. Muore un ragazzo. Uno dei tanti discriminati: “Padre perdona loro, perché non sanno…”
Forse a Rosarno? La memoria ha fatto dimenticare le baracche, l’ingiusto salario, l’abbandono: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato…”.
Forse a Lampedusa, dove sono arrivati su una barca nuovi fratelli in cerca della casa del Padre e hanno trovato il carcere per chi non è riconosciuto?
Forse nella classe di…? Una delle duemila che il prossimo anno dovranno lasciare a casa uno studente, perché straniero in più, nonostante gli insegnanti, gli amici coltivati a fatica in questi anni, il paese dove abita: “Non piangete su di me, piangete su voi stessi…”

La nostra Pasqua sono loro, i crocifissi della nostra storia.
La nostra Pasqua è la casa di Mario.
Nella casa di Mario tutto è pronto per la Pasqua. Anche Marica, Georg e gli amici del condominio saranno invitati. C’è voglia di incontro. Nessuno è straniero. Ci sono solo ospiti. Qui celebreremo la Pasqua. Alleluia. Il Signore è risorto. Veramente. Ancora. (mons. G. Perego- Direttore Fondazione Migrantes)

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