SAINT-GUIDON D'ANDERLECHT

  C’è una categoria di persone, un tempo importante e particolare, ed ora in via di “estinzione”: i sacrestani.
Nella scorsa settimana si sono celebrate feste grandi in quel di Anderlecht proprio in onore del patrono dei sacristi e degli addetti al culto: San Guido. Una settimana per celebrare il millenario di questo santo morto il 12 settembre 1012 e le cui reliquie si trovano nella collegiale di Saint-Pierre et Saint-Guidon in Place de la Vaillence.
“Sint Guido, uscita dal lato destro”, recita la voce preregistrata in fiammingo, francese e inglese, che annuncia la fermata della metropolitana linea 1B. Si esce e si è nel cuore di questo popoloso municipio di 80.000 abitanti dove il 24%  non è belga, con una presenza importante della comunità marocchina e di quella italiana, che è la seconda comunità straniera e conta più di 8.000 cittadini italiani, soprattutto siciliani.
Per gli sportivi e i tifosi del calcio,  Anderlecht RCS è la “bestia nera” che sbarrava la strada all’Inter, Napoli, Bologna, Sampdoria, alla conquista delle diverse coppe europee. L’ultima sconfitta l’Inter l’ha subita lo scorso febbraio nella Viareggio Cup, e il Milan non è andato oltre le 0 a 0 nel confronto di pochi giorni fa a san Siro.
Quando si entra nella bella collegiale dedicata ai Santi Pietro e Guido si è colpiti dal bel pulpito ligneo che protegge una scena bucolica simpatica. San Guido, vestito da pellegrino indica il cielo e accanto a lui, gli fanno da corona, tranquilli, un bel cavallo e un solido bue coricato. Hanno l’aria fiera e orgogliosa, perché loro, gli animali, secondo la leggenda, furono guidati al lavoro del campo, addirittura da un angelo mentre il giovane Guido si occupava di dare da mangiare ai poveri e prendeva tempo per la preghiera.
Il racconto della storia di San Guido dice che era un garzone al servizio di un contadino della zona, figlio di genitori molto poveri, ai quali dava la razione di pane a lui destinata. La leggenda racconta pure che per mascherare questa sua generosità verso i genitori e i poveri, aveva messo nella bisaccia un po’ di terra così da giustificarsi di fronte al contadino che gli chiedeva conto di cosa ne avesse fatto della razione quotidiana di cibo. Miracolosamente gli aprì la bisaccia e la terra era diventata un buon pezzo di pane. Volle mettersi nel commercio, per aumentare la disponibilità per un maggiore aiuto ai poveri, e si costruì una barca per trasportare materiale lungo la Senna, ma il primo viaggio fu catastrofico e rischiò di annegare se non fosse per un grosso ramo che lo tenne a galla e lo depose alla riva nei pressi di una chiesa vicina a Laeken. Guido comprese che la sua vita era dedicata al Signore e fu così che si mise al servizio del sacerdote di questa chiesa, svolgendo i lavori di sacrestano e di campanaro. Ecco il perché è il patrono dei sacrestani.
La ricerca di Dio lo spinse a prendere il cammino del pellegrinaggio verso Gerusalemme che realizzò con devozione fermandosi a Roma lungo il tragitto del ritorno. Qui incontrò il decano del capitolo di  Anderlecht che accompagnava un gruppo di pellegrini giunti alla tomba degli apostoli Pietro e Paolo. Conosciuta l’esperienza di Guido lo pregarono che li accompagnasse in Terra Santa, lui che già conosceva la strada. Possiamo immaginare i rischi e le difficoltà nel compiere  a piedi questi lunghi cammini di preghiera e conversione verso i luoghi santi. Nel viaggio del ritorno, i pellegrini, uno dopo l’altro morirono di stenti, compreso il decano Wonedulphe che, prima di spirare, affidò a Guido il suo anello perché lo portasse ad Anderlecht ed annunciasse così la morte del loro decano.
Guido portò a termine l’incarico. Ospitato in un alloggio messo a disposizione del Capitolo, visse penosamente gli ultimi anni, malato ed indebolito dai sette anni di cammino pellegrinante e morì il 12 settembre del 1012.
La sua tomba cadde un po’ nell’oblio, ma fu occasione di alcuni fatti prodigiosi che la pietà popolare accolse con gioia. Guido fu dichiarato santo dalla Chiesa cento anni dopo il 24 giugno del 1112 con una solenne celebrazione presieduta dal Odart, vescovo di Cambrai.
La tradizione locale prevede 10 giorni di preparazione alla festa, compresa una processione con la statua e le reliquie del santo.  I momenti religiosi sono stati inseriti nella ben più grande coreografia civile e culturale che il Comune e l’associazione del millenario hanno predisposto. L’inizio della decina, domenica 9 settembre, è stato il vescovo ausiliare Mons. Kockerols a presiedere l’eucaristia, trasmessa in diretta dalla televisione nazionale. Per l’occasione Damien Rober, un giovane studente dell’Accademia francofona di musica di Anderlecht, ha composto la « Cantata in honorem Sancti Guidonis millenarii festi causa », una cantata neo-barocca eseguite dal coro  Erasmus di Anderlecht sotto la direzione del giovane maestro cileno David Navarro Turres.
Il pomeriggio di sabato 14 settembre è sfilata la ricostruzione storica degli avvenimenti, dove i figuranti, vestendo i costumi d’epoca hanno accompagnato la processione lungo le strade della città. Tradizionale è stato pure il mercato medievale che ha richiamato una grande folla che ha ammirato gli animali messi in esposizione, cavalli in particolare. Anche per loro c’è stato  un momento speciale: la benedizione! Così San Guido non mancherà di sorridere dal cielo e saprà suggerire decisioni buone per la solidarietà con i poveri, per il rispetto della natura e degli animali, e perché il lavoro degli uomini che non manchi di tornare ad attenzioni più ecologiche. Di sicuro farà l’occhiolino ai suoi preferiti, i sacrestani, che sapranno continuare a mantenere belle e accoglienti le chiese senza scoraggiarsi, se restano sempre più vuote di fedeli.

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