ITALIANI NEL MONDO, 6° RAPPORTO

Presentato il 2 febbraio 2012 a Bruxelles il Rapporto Italiani nel mondo 2011
Nella prestigiosa sede della Regione Lombardia a Bruxelles è stato presentato il Rapporto Italiani nel Mondo. Poteva sembrare paradossale farlo nella sede di rappresentanza di una regione che in genere si considera piuttosto terra di immigrazione che di emigrazione. In realtà non è cosi’. Dati alla mano, la dottoressa Delfina Licata, caporedattore del Rapporto, ha spiegato che se è vero la Lombardia è la regione d’Italia che accoglie il più gran numero di immigrati (oltre un milione), è anche vero che è quella viene subito dopo le tradizionali regioni meridionali di emigrazione con oltre 300mila iscritti all’AIRE. Un gtran parte di questi, quasi 40mila, provengono dalla provincia di Bergamo, che con la sua associazione Ente Bergamaschi nel mondo era l’organizzatrice della serata.
Dopo le parole di saluto del Capo Delegazione della Regione Lombardia presso l’UE, Gianlorenzo Martini, e di Mauro Rota, presidente del Circolo di Bruxelles dell’Ente, la proiezione di due brevi video mostrava con immagini dirette la realtà e le cifre dell’emigrazione italiana e bergamasca.
La dottoressa Licata ha poi illustrato il Rapporto, con i numeri dell’AIRE e delle altre fonti non ufficiali, la composizione sociologica dell’emigrazione (diminuiscono gli anziani, aumentano i giovani tra i 18 e i 34 anni), la voglia di partire dei giovani tra i 25 e i 34 anni, favoriti anche dalle iniziative come il programma ERASMUS, che vede 42.433 studenti italiani iscritti in atenei esteri. Inoltre, i viaggi della memoria, verso parenti e conoscenti emigrati e magari poi tornati in Italia, i viaggi di lavoro. Insomma un panorama sintetico ma dettagliato del fenomeno emigratorio attuale.
Il missionario Don Domenico Locatelli è spiegato che gli emigrati italiani, oltre che il contatto con le istituzioni ufficiali e i patronati di assistenza, cercano anche qualcosa di più profondo che li unisce al paese d’origine, cioè un’assistenza spirituale fornita un tempo dal parroco che li accompagnava nel viaggio, oggi dai missionari italiani. Presenza, questa, utile anche per la chiesa locale, per l’apporto di vitalità che essa comporta. Tuttavia le difficoltà sono sempre maggiori: riduzione del numero dei missionari (2 a Bruxelles, 11 in tutto il Belgio), difficoltà di sostituire chi parte, secolarizzazione e scristianizzazione sempre più forti. Poi il nuovo fenomeno di cui tenere conto: la mobilità incredibile della nuova Europa, con  nuovi problemi:i giovani che vengono per studio o per lavoro e si sentono disorientati, i matrimoni misti, l’incertezza. Un’evoluzione che va seguita e affrontata.
Le interviste e le testimonianze finali hanno fornito un quadro concreto e reale dei vari aspetti dell’emigrazione. Mons. Battista Bettoni ha parlato della sua esperienza in Svizzera e in Belgio, della nuova evangelizzazione che è necessaria attualmente, dell’esigenza delle comunità italiane di non sentirsi abbandonate, e anche dei gruppi di persone che vengono all’estero ma non sono più una comunità nel senso tradizionale, e che devono comunque mantenere un’identità religiosa e una loro cultura, che non è solo la lingua.
Daniele Rossini, del patronato ACLI, che si definisce un operatore sociale, ha illustrato l’evoluzione delle conquiste sociali a partire dai minatori del dopoguerra fino ad oggi, con le battaglie anche giuridiche sia con le autorità belghe che con quelle italiane, per la conquista di diritti che oggi appaiono normali.
Hanno poi concluso la serata altre due testimonianze, due coppie miste italo-tedesca e italo lituana, che sono un po’ il paradigma della nuova emigrazione, con problemi diversi da quelli delle comunità tradizionali, da affrontare in un modo che esce dagli schemi del passato.
Comini Guanluigi

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