RAPPORTO ITALIANI NEL MONDO PRESENTATO IN BELGIO

Italiani nel mondo: chi siamo?  Venerdi 18 febbraio 2011 nell'ambito del Convegno " Il fenomeno delle migrazioni e l'integrazione sociale" organizzato dall'Ente Bergamaschi nel mondo" e dal Comitato economico e sociale europeo è stato presentato il "5° Rapporto degli Italiani nel mondo" edito dalla fondazione Migrantes.

ITALIANI NEL MONDO: CHI SIAMO?

Ha ancora un senso discutere sulla situazione degli Italiani nel mondo? Di fronte alla sempre più massiccia presenza in Europa di immigrati provenienti da altri paesi extraeuropei o extra-Unione europea, presenza che suscita preoccupazione in molti, è una domanda che può sembrare giustificata.
Una risposta si trova già nell’affermazione che fa da introdu-zione al rapporto stesso: “l’emigrazio-ne italiana non è una realtà morta: basta solo riscoprirla”. E di farla riscoprire si sono incaricati i vari rappresentanti che si sono succeduti al microfono durante il convegno organiz-zato dall’Ente Berga-maschi nel mondo e dal CESE presso una sala della Commissione europea. Un tema è sembrato prevalere su tutti gli altri: la sostanziale differenza fra la vecchia emigrazione italiana, di quelli che andavano all’estero per bisogno, per sfuggire a condizioni di vita difficili, e la nuova emigrazione, costituita da giovani che si recano dove ci sono maggiori opportunità di carriera e di successo, e non sono legati a un determinato paese.
Mons. Battista Bettoni, Delegato delle Missioni Cattoliche Italiane del Benelux, ha tracciato una storia delle missioni italiane, fin dal lontano 1920 in Svizzera e dal 1925 in Belgio. In questo paese vi sono attualmente tra 220 e 280 mila italiani (le statistiche variano a seconda delle fonti), i missionari sono 11 per 25 comunità, e la presenza dei preti bergamaschi (quattro) è sempre preminente. Egli ha introdotto un concetto molto stimolante: esiste un rischio che gli immigrati italiani si chiudano in un ghetto, anche attraverso queste loro associazioni, escludendosi dal mondo belga? Oppure il fatto di mantenere la propria identità, le proprie radici permette poi loro di accostarsi all’ambiente locale più forti e consapevoli ? E’ senz’altro così, perché l’integrazione non deve significare colonizzazione; i momenti di cultura, il mantenere la lingua come strumento di comunione, permettono un’inserzione non in condizioni di inferiorità, ma a parità. Le missioni cattoliche sono un punto di ancoraggio per la mobilità attuale, per rafforzare i rapporti generazionali e combattere la secolarizzazione e la laicizzazione sempre più diffuse, anzi diventate un credo da diffondere e propugnare. Anche tra gli immigrati questa scelta di vita diventa comune, perché è la via più facile, legata ancora alle tradizioni ma completamente laica. La proiezione di un breve video ha introdotto la presentazione del Rapporto 2010 sugli Italiani, da parte della dott.ssa Delfina Licata, caporedattore del comitato di redazione. Gli interrogativi che ci si pone nelle 500 pagine del Rapporto sono: l’emigrazione italiana è una risorsa o un peso ? E’ un fenomeno del passato o ancora di attualità ? Le dettagliate statistiche allegate mostrano che ci sono oltre quattro milioni di Italiani residenti all’estero, e che 400 mila si spostano ogni anno, mentre gli oriundi di origine italiana sono 60-80 milioni. E’ necessario guardare con occhi nuovi al fenomeno dell’emigrazione, studiarlo e fare opera di sensibilizzazione. I dati ufficiali sono carenti o contraddittori, i redattori del rapporto devono ricorrere a fonti secondarie, oltre e quelle ufficiali (AIRE), anche per studiare la nuova emigrazione, ben diversa da quella del passato, più poliedrica e preparata. Gli scienziati italiani operanti all’estero sono numerosi e molto apprezzati. In conclusione, l’emigrazione italiana è il passato, ma anche il presente, diverso ma non meno importante. Ha concluso il dibattito don Domenico Locatelli, missionario italiano di Bruxelles, che ha espresso la sua amarezza per l’accresciuta insensibilità e la poca visibilità del fenomeno migratorio italiano. E’ in atto un ripiegamento, una disaffezione e si tende a dimenticare le proprie radici. Stiamo trascurando la valorizzazione delle reti, la voglia di riuscire e di riscattarci. Bisogna conciliare la memoria con le novità, e rafforzare il concetto di solidarietà: l’Italia non è un museo da guardare da lontano, non è da abbandonare, ci deve essere una reciprocità sociale, attraverso aiuti e sostegni per il ritorno e per l’integrazione.
Dopo un breve intervento del fiammingo padre Jan Lenssen, missionario in Africa, e coordinatore della pastorale africana a Bruxelles che si è chiesto perché i giovani non partecipano più e non sono più in comunione con la patria, il presidente del circolo dei Bergamaschi a Bruxelles, Mauro Rota ha consegnato ufficialmente al presidente dell’Ente Bergamaschi lo statuto appena approvato del circolo di Bruxelles.

A Genk, grazie al presidente delle ACLI Limburgo il signor Marzo Fernando e all’appoggio del Comites locale nella persona di Antonio Enna, hanno partecipato una trentina di persone intraprendenti e sollecitate dai recenti cambiamenti che segnano la crisi profonda della presenza delle istituzioni e delle missioni cattoliche italiane nella regione fiamminga. Buona qualità delle presentazioni e del dialogo intercorso hanno permesso un arricchimento reciproco molto buono.

A Charleroi la presentazione del rapporto non poteva non essere preceduta dalla visita al luogo della memoria della strage di Marcinelle. Le due relatrici hanno ricevuto tutta la carica necessaria per entrare in questo spaccato umano e tragico che è l’emigrazione degli Italiani e di altre nazioni hanno vissuto nella regione mineraria della Louviere, Borinage e Bois du Cazier e dintorni.
Il presidente del Comites locale Salvatore Cacciatore, i missionari p. Raffaello Zanella e Cipriano Ferrario hanno fatto buona accoglienza così che più di 50 persone hanno partecipato dinamicamente e con interventi motivati e validi alla serata.
GLC

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