VITA NOSTRA ottobre 2009

E' uscito il nuovo numero del bollettino di informazione delle comunità cattoliche italiane di Bruxelles. Questi alcuni contenuti. Buona lettura

EDITORIALE

Francesco, Damiano e gli altri

Buon giorno! Ecco il nuovo Vita nostra, il modesto bollettino che, ogni trimestre, entra nelle case di molte famiglie italiane di Bruxelles per fare eco a quanto si vive nella comunità cattolica italiana della nostra città di adozione. Questo bollettino è vostro: reazioni e contributi sono sempre benvenuti!
Si inizia un nuovo anno scolastico: progetti, speranze, buoni propositi sono all’appuntamento! E per le nostre comunità, vari eventi importanti. Il 4 ottobre festeggiamo San Francesco, patrono d’Italia. Con il bacio che diede ad un lebbroso poco dopo la sua conversione, egli annunciò una altra grande figura: quella di Padre Damiano, un religioso belga, che si fece “lebbroso con i lebbrosi” sull’isola di Molokai († 1889). Conosciuto come “apostolo dei lebbrosi”, verrà canonizzato l’ 11 ottobre a Roma da papa Benedetto XVI.
Quest’anno ricorre pure il centocinquantenario della morte dell’umile parroco di un piccolo villaggio francese: Giovanni Maria Vianney, noto come “il curato di Ars”. È stata l’occasione per il papa di proclamare un “anno dei sacerdoti”, occasione privilegiata per riscoprire una vocazione unica al seguito del Signore e al servizio dei fratelli.
Padre Roberto
APPUNTAMENTI per la comunità italiana di Ixelles-Etterbeek
Do 4 ottobre: ore 18:00 S. Messa a St-Boniface
Sa 10 ottobre : Gita a Malines e Plankendaele : partenza 8:15
Do 11 ottobre: ore 18:00. S. Messa a St-Boniface
Do 18 ottobre: ore 15:00. S. Messa nella Basilica nazionale del
S. Cuore (Koekelberg) per la canonizzazione di
P. Damiano
ore 18:00. S. Messa a St-Boniface
Do 25 ottobre: ore 18:00. S. Messa a St-Boniface
Domenica 1° novembre: ore 18:00. TUTTI I SANTI. S. Messa a St- Boniface, nel corso della quale ricorderemo i nostri defunti.
Do 08 novembre: ore 18:00. S. Messa a St-Boniface
Do 15 novembre: ore 18:00. S. Messa a St-Boniface
Do 22 novembre: ore 18:00. S. Messa a St-Boniface
APPUNTAMENTI IMPORTANTI NELLA COMUNITA'

- EPIFANIA domenica 3 gennaio
Arriva la befana per tutti i bambini (sala rue de la Paix 21° pomeriggio)
- BATTESIMI COMUNITARI
Tre appuntamenti per i Battesimi celebrati nella comunità: domenica durante la messa ore 11.00 10 gennaio(battesimo di Gesù), 11 aprile (domenica in Albis dopo pasqua) e sabato 22 maggio 2010 (veglia di pentecoste) sainte Alène Av. des Villas 51.
- LA CANDELORA domenica 31 gennaio
Benedizione dei bambini battezzati negli ultimi anni (eglise saint-Boniface rue de la paix 21) Pomeriggio benedizione e dolcissime Crêpes per tutti
- festa di CARNEVALE sabato 13 febbraio
Festa comune per il carnevale ( crypte de sainte-Alène av. des villas 47)
- ANNIVERSARI DI MATRIMONIO domenica 25 aprile
Eucaristia e festa per le coppie che festeggiano il proprio anniversario di matrimonio (5-10-15-20-25 anni ecc) durante l’anno. (Eglise Sainte-Alène av. des Villas 51)
ANNO SACERDOTALE
Non è consueto trovarsi di fronte ad un anno dedicato ai sacerdoti, ai preti. Di preti e di frati se ne parla spesso e non sempre nel migliore dei modi. Si ricorre a loro quando si ha bisogno di un servizio liturgico, in occasione di una ricorrenza o per celebrare un avvenimento familiare: nascita, sposalizio o funerale.
Le persone adulte o anziane hanno dei ricordi vivissimi dei preti: in generale quello della loro giovinezza, quello della parrocchia dove si è nati. A volte il ricordo è legato ad esperienze negative di punizioni o di malintesi. Nella maggior parte dei casi mi sembra che non si conosca molto del prete, della sua vita, del suo modo di vivere. Lo si inquadra per lo più, nel ruolo pubblico di celebrante della chiesa, dove lo si vede amministrare i sacramenti e celebrare la Messa. Se è “pesante” perché non è un oratore brillante lo si considera noioso e fuori dal tempo, se ribadisce le posizioni della Chiesa nei temi più complicati e attuali attorno all’origine della vita, allora lo si prende come un conservatore e poco moderno. I giovani, forse lo hanno incontrato all’ora di religione a scuola o durante il catechismo se lo hanno frequentato. Spesso dopo la prima comunione, quindi attorno a 8 anni, non si frequenta più la parrocchia e quindi anche il prete esce dalla vita degli adolescenti e dei giovani.

Perché sei prete?
Uno domanda che non si rivolge quasi più al prete. Se una volta, i figli numerosi di una famiglia favorivano anche l’ipotesi che qualcuno entrasse in seminario, oggi con il tasso di natalità così basso è molto difficile che si esplori anche questa possibilità per il proprio figlio maschio, unico il più delle volte. Così, il prete si è allontano molto dalle nostre frequentazioni, è diventato quasi un estraneo. Lo si rispetta, beninteso, ma circa il volergli bene, è un’altra faccenda.
Può darsi che non si sia mai fatto un dialogo spontaneo e sostanzioso con un prete. Lo si avvicina perché si ha bisogno di qualcosa e ci si ferma alle parole necessarie per chiedere il servizio e rispondere alle domande di chiarimento. Incontrare la persona che sta dietro e sostiene il ruolo “religioso” non è molto abituale e neppure facile.

Un prete per amico
Adriano Celentano cantando una canzone di Paolo Conte recitava che nell’estate, all’oratorio, non si trovava “neanche un prete per chiacchierar”. Essere amico di un prete, forse, non è così evidente. E non basta il fatto che a volte il prete siede alla tavola di famiglia per una cena o perché invitato. Averlo per amico, significa averlo per confidente, per punto di riferimento, quasi uno specchio dove riflettere le proprie scelte, raccontare le proprie vicende ed ascoltare il suo commento o i suoi consigli, ma vuol dire anche avere quella sensibilità profonda che ti permetta di comprendere le sue fatiche, di leggere nel suo animo, di averlo familiare ma rispettando il suo “mistero” e la sua diversità di funzione e di vocazione, essere affettuoso con lui ma senza distoglierlo dal suo amore che deve allargarsi a tutti ed essere pieno e esclusivo per il Signore. Anche perché la sua vita scelta o concretizzata ogni giorno ha ritmi, modalità e maniere abbastanza diverse: vive da solo, ma è un uomo “pubblico”, non ha una famiglia a lui, ma predica e lavora moltissimo per le famiglie, abita in una casa attaccata alla chiesa, la canonica, almeno in Italia, mentre qui al nord Europa, vive per lo più in un appartamento anonimo e lo si incontra nei locali della chiesa.

Cosa fa il prete?
Devo ammettere che gli stereotipi del “Signor prete” sono duri a morire. Per lo più si pensa che lavori solo alla messa, quindi solo alla domenica o per quell’ora dove prega durante il giorno. Si pensa che è uno che lavora poco! Non si conosce quasi mai il lavoro di contatto e di ascolto che costruisce, occasione per occasione, quando qualcuno si affaccia alla sua porta o al suo telefono. La sua preghiera personale, il recitare il breviario non è considerato come uno dei lavori più preziosi per la comunità e le persone: rientra nella poca considerazione che si ha per le suore di clausura che sembrano poco utili allo sviluppo della società! Un tempo ed in alcune situazioni classiche, il prete lo si vedeva camminare molto nelle strade del paese, ma in città, è molto meno visibile.
Oggi l’organizzazione sociale delle strutture pubbliche sta rispondendo molto bene ai bisogni materiali e sociali della persone e delle famiglie, sia dal punto di vista economico, che giuridico, scolastico, sociale e sanitario. Erano campi dove molti sacerdoti hanno fondato opere egregie e molto importanti . Ma oggi, grazie a Dio, lo Stato e le istituzioni pubbliche stanno facendo la loro parte. Quindi anche nel settore “assistenza sociale” il prete non è più così necessario. Un tempo era considerato una autorità, almeno quando gli studi erano riservati a pochissimi privilegiati. Ora, invece, dove sono pochi coloro che non frequentano le scuole superiori è diventato, caso mai, lo specialista del sacro e della religione cattolica. In molte attività, infatti, moltissime persone sono più competenti di lui ed hanno professionalità molto più alte.

Il marketing della religione
Già, probabilmente è l’uomo della religione. Forse lo si vede un po’ frustrato perché le “sue” chiese sono pressoché vuote ed i fedeli si sono ridotti di molto e sono ormai vecchi … pochi anni ancora e rischierà di iscriversi alla disoccupazione. Certo che “vendere” religione non è il massimo delle aspirazioni. Visto che la religione interessa sempre di meno e coinvolge sempre meno persone, soprattutto nella pratica della Domenica, anche il prete diventa meno interessante e meno cercato. Qualcuno vorrebbe che il prete attivasse tecniche di marketing più aggressive, che catturasse l’attenzione con espedienti moderni e linguaggio attuali. Ma, che si vuole, liturgie, linguaggi, Bibbia, sono realtà fortemente ancorate a tradizioni radicate in simboli e gesti molto antichi che non è dato di cambiare troppo facilmente. E poi, il prete si trova in una struttura gerarchica, talmente grande, universale e piena di livelli, gradi, superiori, codici, leggi e formalità che lo isolano dall’organizzazione “normale”. Ormai è diventato un personaggio che si vede poco e lo si considera anche poco. Senza dimenticare che il numero dei preti è diminuito in modo drammatico, anche se esclamiamo che sono ancora molti quando vediamo la sfilata dei preti nelle celebrazioni importanti trasmesse dalla televisione.

L’anno sacerdotale
L'Anno Sacerdotale è uno speciale anno giubilare indetto dalla Chiesa Cattolica. È stato il papa Benedetto XVI che lo ha annunciato il 16 marzo e indetto ufficialmente il 19 giugno nella festa del Sacro Cuore di Gesù. Ne ha spiegato anche la finalità: « Proprio per favorire questa tensione dei sacerdoti verso la perfezione spirituale dalla quale soprattutto dipende l’efficacia del loro ministero, ho deciso di indire uno speciale “Anno Sacerdotale”, che andrà dal 19 giugno prossimo fino al 19 giugno 2010. Ricorre infatti il 150° anniversario della morte del Santo Curato d’Ars, Giovanni Maria Vianney, vero esempio di Pastore a servizio del gregge di Cristo. »
Due giorni dopo, il 21 giugno, il Papa si recò in visita pastorale a San Giovanni Rotondo per venerare la salma di San Pio da Pietrelcina. In meno di 48 ore il papa è andato dalla memoria di Ars a quella di Pietrelcina. Co­me a indicare ai sacerdoti nel­l’ostia consacrata, e nel sacra­mento del perdono, i due cen­tri del loro ministero. Il pane, e il perdono; Cristo, e la sua mi­sericordia. Il santo curato d’Ars e San Padre Pio.
La ricorrenza del centocinquantesimo anniversario della morte del curato d'Ars e l'emergenza delle problematiche che hanno investito tanti sacerdoti hanno mosso Benedetto XVI a promulgare l'Anno Sacerdotale. Il Papa vuole mostrare "una speciale attenzione ai sacerdoti, alle vocazioni sacerdotali" e promuovere "in tutto il popolo di Dio un movimento di crescente affetto e vicinanza ai ministri ordinati". L'Anno Sacerdotale sta suscitando un grande entusiasmo in tutte le Chiese locali e un movimento straordinario di preghiera, di fraternità verso e fra i sacerdoti e di promozione della pastorale vocazionale. Si sta inoltre irrobustendo il tessuto del dialogo, talora appannato, tra Vescovi e sacerdoti, e sta crescendo una attenzione speciale anche verso i sacerdoti ridotti a una condizione marginale nell'azione pastorale. Si auspica anche, per quest'anno, che avvenga una ripresa di contatto, di aiuto fraterno e possibilmente di ricongiungimento con i sacerdoti che per vari motivi hanno abbandonato l'esercizio del ministero. Di sicuro, abbiamo degli aiutanti di primordine: i santi sacerdoti che hanno popolato la storia della Chiesa che non mancheranno di proteggere e di sostenere il cammino di rinnovamento proposto dal papa per questo anno sacerdotale.
Ognuno può già cominciare con una preghiera quotidiana per i preti: è un gran regalo di simpatia anche per i preti che fanno servizio nelle nostre parrocchie di Bruxelles e nelle comunità italiane e di origine straniera.

Don Domenico Locatelli
DAMIANO, ATLETA DI DIO
Il Padre Damiano, apostolo dei lebbrosi, sarà canonizzato l'11 ottobre 2009 a Roma. Per ricordarvi il percorso eroico di questo figlio del nostro paese d’adozione, il Belgio, cerchiamo di scoprire insieme la testimonianza da lui lasciata inizialmente a Tremelo, poi alle terre hawaiane e in seguito all'intera umanità.

Breve ritratto
Il Padre Damiano nasce come Joseph de Veuster il 3 gennaio 1840 in una famiglia di agricoltori a Tremelo, nei pressi di Lovanio, ed è portato via dalla lebbra il 15 aprile 1889 nelle isole Hawai. La vigilia della sua morte, il medico del lebbrosario gli rende visita con l’intenzione di tentare qualcosa per salvarlo, ma per lui non c'è ormai più nulla da fare: fuori la sua tomba è già scavata. E il medico si limita a fotografarlo.
Sbarcato nel 1873 nell’isola di Molokai per il suo esilio volontario tra i seicento lebbrosi di Kalawao, dichiara: « … in anticipo volontariamente accetto e spero che, aiutato dalle preghiere, potrò portare la mia croce su questo singolare Golgota »
Dotato di un carattere gioviale, attratto dalla vita all'estero, dalla vocazione missionaria, una volta giunto sul posto Damiano si rende conto che non può accontentarsi della sola cura delle anime, e che deve alleviare le miserie fisiche dei lebbrosi.

Un'opera di pioniere
E così, ad un certo momento – momento che solo lui avrebbe potuto indicare e che non comunicò mai – decise di toccare senza riserva la gente di Kalawao, la sua famiglia in Cristo. Ciò dovette avvenire all'inizio del suo ministero.
Fin da 1876, mangiava il ‘poi’ (una specie di semolino) nella ‘calebassa’ comune, divideva la pipa con i malati, bendava tranquillamente le loro piaghe e partecipava con noncuranza ai giochi dei ragazzi. Ad un certo punto della sua missione, una trasformazione impercettibile della propria carne rivelò a Damiano ciò che fin dall'inizio la sua carità sacerdotale lo aveva spinto a divenire: un membro del suo gregge. Potrà ormai dire: “Noi i lebbrosi”.
Tecnicamente non possedeva alcuna delle qualifiche necessarie per occuparsi dei lebbrosi. Riuscì però a trovare tra i pazienti, come assistente, Dutton, un non credente. Attese a lungo invano un collega, qualcuno cui confidarsi, ma i suoi superiori non gli trasmetteranno che rimproveri e divieti. Si parlava con indifferenza ed ufficialmente al proprio riguardo d'ostinazione, d'egocentrismo e d'indocilità. Scrivendo nel 1883, Damiano ammetteva – con evidente tristezza – di non essersi reso conto sino ad allora di quanto fosse sceso in basso nella stima dei suoi superiori.
Per sovvenire ai bisogni dei malati li avvia all’agricoltura. Infatti, il governo, che aveva fatto delle leggi per imporre il loro isolamento, non procurava loro se non un minimo. Pure la regina Kapiolani inviava qualcosa da mangiare al lebbrosario, dove si trovava il proprio fratello ammalato, ma tutto questo non bastava.
Sulla sua isola, Damiano costruisce una capanna per sé nella vicinanza del cimitero. Avrà scavato 2000 tombe in quindici anni, organizzato la fanfara, lottato contro la promiscuità, il vizio, la delinquenza, poiché nessun limite di contegno e addirittura di decenza regge più fra questi disperati. Intanto, la lebbra era diventata una faccenda politica, ed in maniera più complicata di quanto si possa immaginare. Fino alla primavera del 1887, Gibson, il governatore, ed i padri dei Sacri Cuori avevano potuto mantenere una certa armonia nei loro rispettivi compiti. In seguito, Damiano, la sua malattia ed i regali imbarazzanti degli stranieri, sembrarono compromettere la fragile alleanza. Ci furono numerosi litigi sull'importanza del bilancio legale, così come sulla cattiva amministrazione del programma di segregazione e di contenimento della lebbra. Damiano ne subì le conseguenze su molti fronti.
Qualcosa di nuovo accadde nel 1886, a Londra, allorché un anglicano di nome Chapman organizzò una raccolta dei fondi. Anche il «Times» gli accordò spazi generosi nelle sue colonne. Le somme di denaro raccolte erano più importanti di quanto fosse mai stato visto a Molokai. Indubbiamente le notizie della malattia di Damiano scuotevano la coscienza di tutti coloro che conducevano una “vita facile da perfetti egoisti”. Nel corso della campagna Damiano viene descritto come un simbolo incomparabile di sacrificio eroico. La sua figura eroica è messa in risalto dall’inerzia e dall’incompetenza dell’autorità (incarnata nel Comitato d’igiene locale), che si sottrae alle sue responsabilità. Quest'eroe, che fu il Padre Damiano, ispirerà le fondazioni del francese Raoul Follereau, cui si debbono molti lebbrosari in Africa.
« Se l'assistenza ai lebbrosi è tanto cara al cuore dei missionari cattolici, è perché nessun'altra opera richiede altrettanto spirito di sacrificio. Essa esige l’ideale più elevato, l'abnegazione più perfetta. Varrebbe la pena di ricercare a quale fonte si alimenta un tale eroismo», diceva di lui Gandhi.
Il destino di Joseph de Veuster, nascosto in fondo all’isola di Molokai, è particolare in quanto non fece altro che morire di lebbra, ma la sua morte sarà considerata come un esempio per il mondo intero. Aveva infatti aiutato migliaia di uomini a morire dopo avere vissuto degnamente le loro sofferenze.
Christiane Nastri
Per saperne di più su Padre Damiano
- Gavan Daws, « Nous autres lépreux, le Père Damien de Molokaï », Éditions Nouvelle Cité, 1984
- « Un étrange Bonheur, Lettres du père Damien lépreux », Éd. du Cerf, 1988
- Édouard Brion, PP, « Chemin sans retour, horizon sans limite », dans Bonne Nouvelle, n°93, bimestriel.
- « Damien, sa vie, sa biographie, ses écrits, des infos, des livres, des documents ».
-
http://www.ssccpicpus.fr
- http://www.fondationdamien.be/damien/biographie.cfm--http://www.damiaanvandaag.be
Gli avvenimenti che si succederanno:

A Lovanio
- 10 maggio 2009: apertura dell'anno Damiano a Lovanio
- 4 ottobre 2009: festa a Tremelo con una delegazione delle isole Hawai (http://www.tremelo.bek/ )
- 16 maggio 2010 : festa mondiale per il Padre Damiano, nella città dove riposa il suo corpo.

A Roma
- 11 ottobre 2009 alle ore 9.30: messa di canonizzazione del Padre Damiano presieduta dal papa
- 11 ottobre 2009 nel pomeriggio: festa dei Belgi
- 12 ottobre al mattino: messa di ringraziamento presieduta dal Cardinal Danneels
(Informazioni sui pellegrinaggi verso Roma: vedere www.catho.be per ogni diocesi. Per informazioni supplementari: tommy.scholtes@skynet.be)

A Bruxelles
- 18 ottobre 2009 alle ore 15.00: messa di ringraziamento in presenza di tutti i vescovi del Belgio presieduta dal cardinale Danneels nella Basilica di Koekelberg
CARITAS IN VERITATE
L’enciclica di Papa Benedetto XVI nel contesto della dottrina sociale della Chiesa

La recente enciclica Carità nella verità s’inserisce nella tradizione dei documenti pontifici, che da più di un secolo propongono la dottrina sociale della Chiesa. Essa affronta situazioni storiche, come la rivoluzione industriale ieri e la globalizzazione oggi, ricordando gli eterni principi che debbono ispirare gli immediati responsabili della riflessione e dell’azione economica e politica, cui spetta decidere delle applicazioni. Questa è per noi l’occasione di rivedere brevemente come cambia nel tempo il tono dei documenti papali, e come si allargano le questioni considerate.

La verità nell’azione, nell’esame di coscienza e nella sua radice teologica
Il titolo Carità nella verità richiama san Paolo che parla di “annunciare la verità nell’amore” (Efesini, 4,15). Questa frase si può ‘capovolgere’ in modo da ottenere: “operare con amore nella verità”. La verità è indispensabile a diversi livelli. Innanzi tutto, è inutile cercare di aiutare una persona se non si sa chi sia, di che cosa ha bisogno, come aiutarla affinché il beneficiato ne sia realmente avvantaggiato, s’avvii all’indipendenza e ritrovi soprattutto il senso del suo cammino.
Oltre alla verità in vista di un’azione competente, occorre anche la verità come sincerità nelle motivazioni: non solo e non tanto perché chi fa del bene non profitti della debolezza di chi è nel bisogno, ma anche perché si affrontino con fiducia i diversi problemi. Il papa ricorda la sfida demografica e morale, la fame, la povertà, il sottosviluppo, le migrazioni, la sotto-occupazione, la globalizzazione come competizione sfrenata, la finanza fine a se stessa, un consumismo di spreco, la degradazione dell’ambiente, l’egoismo sindacale (n° 64), l’intolleranza (n° 29) e il relativismo in materia religiosa (nn. 55-56), la pretesa autonomia dei valori e degli strumenti umani (n° 78). Tuttavia, l’enciclica ispira ottimismo: si tratta di problemi tecnico-economici che non oltrepassano le nostre capacità. Il problema di fondo, ricorda il papa, è la corruzione dell’uomo da parte dal peccato originale. Ed è perciò nel nostro cuore che maturano quelle decisioni perverse che rendono impossibile la risposta ad ogni sfida. Riconoscere questa corruzione innanzi tutto nel nostro cuore è il preliminare ad ogni soluzione, è un omaggio dovuto alla verità come sincerità.
Da ultimo, il fondamento teologico dell’enciclica è questo: le opere ispirate all’amore sono degli atti di una persona libera, che dunque deve sapere che cosa fa e perché lo fa. Non c’è nessuna miglior e più solida ragione per fare del bene che l’esempio dell’amore con cui Dio ci ha creato, ci ha redento e ci assiste quotidianamente attraverso la sua Provvidenza. Conosciamo per fede l’amore divino, ed è l’apertura alle verità di fede a sostenere l’azione caritativa dandole tutto il suo senso.

I precedenti testi pontifici in materia sociale e politica.
L’anno stesso (1864) in cui Marx fonda a Londra la prima Internazionale socialista, appare il Syllabus di Pio IX, precursore di altri documenti pontifici che prendono di fronte idee e comportamenti moderni in campo sociale e politico. Il Syllabus condanna perentoriamente il principio liberale secondo cui gli uomini possono darsi liberamente (oggi diremmo democraticamente) qualsiasi legge. Il documento riprova pure i movimenti socialisti e comunisti che in breve si organizzeranno in partiti: partito operaio socialdemocratico tedesco (1869), partito operaio francese (1879), partito socialdemocratico austriaco (1889), partiti socialisti italiano e polacco (1892), partito operaio socialdemocratico russo (1898), partito laburista inglese (1906, tardivo ma con una solida tradizione di sindacati non politicizzati alle spalle).
Sono queste novità politiche – e alla radice il confronto tra il capitale e il lavoro sempre meglio organizzato nei sindacati operai – che suggeriscono a Leone XIII il titolo della prima enciclica sociale, la Rerum Novarum (1891). Sapendo che il tono autoritario adottato nel Syllabus dal suo immediato predecessore non ha più presa, Leone XIII s’appoggia sul potere di convinzione della verità. La sua enciclica riconosce la proprietà privata come garanzia di libertà e di efficacia, e parallelamente l’opportunità che gli operai si uniscano in associazioni sindacali a difesa dei loro diritti. Ricordiamo che le corporazioni (la forma medievale dei sindacati) erano state abolite dalla Rivoluzione francese nel 1791, e che soltanto nel 1884 la legge francese permetterà la ricostituzione dei sindacati professionali. La Rerum Novarum impegna il patronato e il potere politico ad assicurare salari adeguati, orari di lavoro fisiologici, il riposo domenicale, la limitazione e la protezione del lavoro femminile e infantile. Tutte queste cose saranno gradualmente introdotte nella legislazione.
Questo è il periodo della transizione dalla prima Rivoluzione industriale, quella dell’acciaio, del vapore e dalle ferrovie, alla fase dell’elettricità, del motore a scoppio, dell’automobile e dell’aeroplano. Occorre allora una classe operaia meglio nutrita ed educata, più competente e più motivata. I circoli politico-sindacali, togliendo gli operai dalle osterie, contribuiscono anch’essi a formare le nuove leve operaie.
Nel 1931, Pio XI pubblica la Quadragesimo anno (Nel quarantesimo anno) che nel titolo stesso celebra l’enciclica di Leone XIII. Pio XI ricorda che per favorire il pieno impiego il giusto salario non deve essere troppo elevato. Il principio di sussidiarietà stabilisce che in materia economica lo Stato dev’essere garante ma non gestore: questi criteri giustificano ancora una volta il rigetto del liberalismo e del socialismo, negatori rispettivamente dell’uno o dell’altro dei due criteri. Nel 1937, a qualche giorno d’intervallo, lo stesso Pio XI pubblica due encicliche di condanna del comunismo e del nazional-socialismo, cioè di Stalin e di Hitler, allora al potere.

L’estensione dell’attenzione dallo sviluppo alla globalizzazione
Mentre Lenin considerava i popoli colonizzati come il nuovo proletariato oppresso su cui far leva per una rivoluzione mondiale, gli ultimi papi estendono la loro attenzione dal campo dei conflitti sociali nei paesi industrializzati alla preoccupazione per il riconoscimento della dignità della persona umana, in ogni luogo. Fino a qualche anno fa si parlava di sviluppo del Terzo mondo; oggi si deve parlare di globalizzazione a causa della forte capacità competitiva di paese emergenti (Cina, India, Brasile).
La recente enciclica Carità nella verità commemora, a quarantadue anni di distanza, la Populorum progressio (1967) di Paolo VI. Fu proprio la riflessione di Paolo VI sul sottosviluppo, ripresa dalla Conferenza episcopale sudamericana di Medellin (1968), a occasionare il movimento della teologia della liberazione. Paolo VI cercherà di correggerne le tendenze marxiste con lettere ed esortazioni nelle quali richiama la corruttibilità e la corruzione delle soluzioni e dei sistemi temporali nati da acerbe lotte (sia pure all’insegna della liberazione), se manca la dimensione interiore.
Le encicliche sociali di Giovanni Paolo II (1981, 1987 e 1991) allargano la nozione di sottosviluppo al di là dell’economia, includendovi fattori religiosi, culturali e politici.
Sarà Benedetto XVI a stigmatizzare (in una Notificazione pubblicata nel 2007) l’equivoco della teologia della liberazione secondo cui i poveri sono la principale fonte di verità al posto della "fede apostolica trasmessa attraverso la Chiesa". La prima enciclica dell’attuale papa, Deus caritas est (2005), parte dalla contemplazione di questa verità: “Dio è amore” (n° 12). La nuova enciclica c’insegna che «non c’è l’intelligenza e poi l’amore: ci sono l’amore ricco d’intelligenza e l’intelligenza piena d’amore» (n° 30). Il rapporto probabilmente va nei due sensi: l’amore dispone ad accogliere la verità, ma è nella verità che noi scopriamo l’ampiezza dell’amore divino.
Giuseppe Giacomo NASTRI

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